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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-08-30 ad oggi 2010-08-30 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

Messina, scatta il primo licenziamento Sospeso il responsabile di ostetricia

Prime sanzioni contro i medici del Policlinico di Messina, reparto commissariato. Revocato l'assegno di ricerca ad Antonio De Vivo, uno dei due ginecologi che hanno dato vita alla rissa. Sospesi l'altro medico coinvolto, Vincenzo Benedetto, e il responsabile del reparto Domenico Granese. Il ministro della Salute questa mattina ha fatto visita a Laura Salpietro, la donna che attendeva di partorire proprio mentre è scoppiata la rissa, e alla quale hanno asportato l'utero

2010-08-30 Lite in sala parto, migliorano mamma e bimbo Indagati quattro medici e il primario del reparto

Stanno meglio Laura Salpietro e il piccolo Antonio, nato al Policlinico di Messina dopo che i due ginecologi in sala parto hanno dato vita a una rissa.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

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Nel pomeriggio la Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone: i due medici al centro del caso, Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto, il responsabile dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, Domenico Granese, e i due sanitari che hanno portato a termine l'intervento. Sui presunti danni cerebrali del piccolo i sanitari effettueranno specifici esami. Il primario: "Quei due medici sono molto stimati"

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto,

pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

……………………..

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-08-29 ad oggi 2010-08-30

AVVENIRE

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2010-08-31

 

31 agosto 2010

SANITA'

Roma, neonato morto in sala parto

La procura indaga per omicidio colposo

Omicidio colposo: questo il reato ipotizzato dalla Procura di Roma in relazione alla morte delneonato avvenuta il 28 agosto scorso al policlinico Casilino. Al momento nel registro degli indagati, nel fascicolo aperto dal pm di turno Francesco Caporale (che compiuti gli atti urgenti invierà il fascicolo al pool specializzato in colpe professionali), non ci sono iscritti.

La cartella clinica è stata posta sotto sequestro dai carabinieri. I genitori, il padre operaio di 30 anni e la madre una casalinga di 26 anni, sospettano che dietro al decesso ci siano negligenze da parte del personale medico: nella denuncia hanno segnalato che poco prima del parto, avvenuto con un taglio cesareo, c'era anche stato un diverbio tra due ostetriche sulle modalità di intervento da eseguire. Secondo quanto accertato dagli inquirenti il bambino è nato sano (pesava 3,50 kg) e quindi un eventuale diverbio intercorso prima del cesareo non avrebbe avuto effetti negativi sul nascituro. Il piccolo invece, avrebbe avuto problemi respiratori nelle ore successive al parto, forse dovuti all'ingerimento di liquido amniotico.

Messo in incubatrice, nel corso della notte, si sarebbe inavvertitamente tolto l'ausilio meccanico senza che nessuno intervenisse prontamente.

IL RACCONTO DEL PADRE

"Voglio giustizia e verità - è lo sfogo del padre del bimbo, che ha altre due figlie di 3 e 6 anni - se c'è qualcuno che ha sbagliato paghi. Voglio spiegazioni: ci sono tante cose che già dal primo giorno sono andate storte. Ad oggi io non so perché mio figlio è morto. Non mi sembra sia stato fatto il massimo, per me ci sono state delle negligenze".

"Il 26 agosto - racconta l'uomo - mia moglie ha partorito con un cesareo, circa 14 giorni prima dell'intervento programmato, perchè aveva dei dolori. Poco prima due ostetriche hanno avuto un diverbio sulla necessità di procedere o meno con l'intervento, credo per un problema di cambio turno. Visto che mia moglie continuava ad avere dolori, però, ho insistito perchè venisse fatto il cesareo. Alle 20.47 è nato il bimbo e gli hanno fatto credo interventi di routine. Poco dopo lo hanno intubato perchè, ci hanno detto, aveva problemi respiratori. La mattina dopo ci hanno detto che durante la notte mio figlio si era tolto il tubo da solo. Nel pomeriggio sembrava che le condizioni stessero migliorando ma la mattina del 28 agosto ci hanno detto che la situazione era peggiorata per una crisi respiratoria durante la notte. A un certo punto - spiega l'uomo - ci hanno anche detto che non si trattava più di un problema respiratorio ma di un problema metabolico e che a quel punto si pensava di trasferirlo prima al Bambino Gesù, poi all'Umberto I perchè lì c'era posto. Mentre aspettavamo l'ambulanza per il trasporto le condizioni del bimbo sono diventate sempre più critiche. Quando hanno provato a fare il trasporto ci hanno detto che non c'era più niente da fare".

 

 

 

 

31 agosto 2010

IL CASO MESSINA E UNA DERIVA DA INTERROMPERE

Curare è una missione

si torni a insegnarlo

Ci sono casi della vita in cui il male irrompe nelle vicende degli esseri umani per circostanze imprevedibili e inevitabili. Qualcuno parlerà, allora di destino, altri di caso, qualcun altro ancora chiamerà in causa l’imperscrutabile volontà divina. Più spesso di quanto sembri, però, a introdurre il male nella storia – in quella, con la S maiuscola, dei popoli e delle civiltà, o in quella, più umile ma non meno reale, delle singole persone – sono gli uomini stessi, con le loro scelte e i loro comportamenti. La vicenda del Policlinico di Messina, in cui, in sala parto, una donna e il suo bambino hanno subìto danni irreparabili per il colpevole ritardo con cui i medici li hanno assistiti, è un esempio eclatante di questa tragica verità.

Di solito, quando si parla di responsabilità umane in campo medico, ci si riferisce a quella "malasanità" che ha pur sempre, a monte, scelte e comportamenti sbagliati, ma che immediatamente si manifesta nella carenza delle strutture ospedaliere, nella mancanza di un’adeguata organizzazione, nelle disfunzioni dei servizi. In questo caso, invece, il fattore umano è in primo piano direttamente, in tutta la sua evidenza. Non siamo tra coloro che vogliono assecondare il sempre più diffuso clima di aggressività nei confronti dei rappresentanti della professione medica e che, ad ogni esito infausto, vanno a caccia del "colpevole". Una moda – legata a volte a speculazione di carattere economico – che rischia di avvelenare il clima dell’ambiente sanitario e di far crescere a dismisura un certo stile "difensivo" – per esempio scegliendo la via del parto cesareo, di solito più sicuro rispetto a quello naturale – da parte dei medici, per evitare contestazioni anche a livello legale. È vero, però, che l’episodio di Messina, anche per chi non intenda cadere in questa trappola, costituisce un serio invito a riflettere sui requisiti umani che un uomo o una donna, a cui viene affidata la vita e la salute delle persone, devono possedere.

La crisi del concetto di "vocazione" e di quello, corrispondente, di "missione", a cui abbiamo assistito in questi ultimi decenni, ha colpito certamente tutte le professioni. Alcune, però, per la loro stessa natura, ne sono state toccate più profondamente. Quella di insegnante, per esempio. Se ne vedono gli effetti devastanti in una scuola di cui sarebbe superficiale ridurre tutti i problemi a fattori economici. La professione del medico è un’altra che non poteva non risentire di questo venir meno del quadro di valori tradizionali e della difficoltà di sostituirli con dei nuovi. Folle sempre più numerose di giovani si presentano ogni anno alle prove di selezione per l’ammissione alle facoltà di medicina. In questi giorni c’è chi mette in dubbio – probabilmente anche con valide ragioni – lo strumento adottato per tale vaglio preliminare. Ma c’è qualcosa che nessuna selezione potrà mai verificare, perché non attiene né alle competenze né alle capacità logiche dei candidati, ed è il loro senso di responsabilità nei confronti della professione che voglio abbracciare e delle persone a cui dovranno prestare il proprio servizio.

Troppo spesso la molla che porta un ragazzo o una ragazza a intraprendere questa strada è solo l’idea di potersi in essa realizzare, trovando una lavoro gratificante sia sul piano economico che su quello intellettuale. Ma la medicina – come qualunque altra professione – non è nata perché i medici si realizzino. Il suo obiettivo è di aiutare gente che soffre a guarire. L’autorealizzazione è una componente importante di qualunque scelta umana, ma in questo caso, almeno, non può essere l’unica. Essa deve scaturire, se mai, dall’aver assolto bene il compito primario ed essenziale, che non può essere quello della propria soggettiva gratificazione. Misconoscere questo significa stravolgere il senso del lavoro umano, in tutti i campi, ma in modo particolarmente rovinoso là dove sono in gioco la vita e la morte delle persone. Al di là delle responsabilità specifiche dei protagonisti del caso di Messina, che sono gravissime, non bisogna dimenticare che questo ne è lo sfondo. Ma a questo livello, dicevamo, non c’è prova di selezione che valga. C’è una cultura sulle cui derive cui tutti, forse, dovremmo riflettere. Per non limitarci a "sbattere il mostro in prima pagina" e combattere piuttosto la potenza del male alle sue radici.

Giuseppe Savagnone

 

 

 

 

 

2010-08-30

30 agosto 2010

SANITA'

Lite in sala parto, cinque indagati

Fazio: chiedo scusa alla famiglia

Mentre migliorano le condizioni di salute della puerpera Laura Salpietro, 30 anni, e del figlio uscito dal coma farmacologico indotto dopo due arresti cardiaci, ci sono i primi cinque indagati nell'inchiesta della Procura di Messina che sta valutando se la lite nella sala parto del Policlinico tra due ginecologi abbia determinato un ritardo nel taglio cesareo, come ha denunciato il marito della donna.

Per fare il punto sulla vicenda, assieme al direttore generale del nosocomio Giuseppe Pecoraro, che parla di un reparto "con problemi di organizzazione", è arrivato a Messina il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che dopo aver incontrato la signora Laura Salpietro ha chiesto scusa alla famiglia "a nome dei medici e della Sanità per quello che è successo, e lo dico da medico". "È difficile assistere a una cosa del genere. Io non sono qui per fare indagini né per stabilire dei nessi, che non so quanto siano importanti, queste cose non devono succedere", ha continuato Fazio. "Se queste cose succedono accadono anche perché avvengono in un humus e in un contesto particolare - ha aggiunto il ministro -, qui stiamo parlando di parti. La media Ocse accettabile di cesarei è di non oltre il 25%. In Italia siamo a una media del 38% ma in regioni come la Lombardia, la Toscana, il Veneto e l'Emilia Romagna, sono sotto il 30%, mentre nel 2009 la Sicilia era al 52% e la Campania oltre al 60%. Devo dire - ha sottolineato Fazio - che in Sicilia l'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, ha emanato dei provvedimenti recenti per ridurre questo fenomeno. La proliferazione dei cesarei può essere anche dovuta a forme di non trasparenza". Secondo Fazio occorrono "punizioni esemplari a chi si è reso partecipe e protagonista di questi episodi".

GLI INDAGATI

Nel registro degli indagati il pm Francesca Rende, che coordina l'inchiesta condotta dai carabinieri, ha iscritto due ginecologi, già sospesi dopo la lite, Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto; il direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, il prof. Domenico Granese, e altri due medici, probabilmente i ginecologi che hanno poi operato la paziente.

Gli investigatori stanno accertando se i due medici che hanno litigato abbiano avuto dissapori anche in passato per gelosie professionali, come riferito da alcuni testimoni. Entrambi i camici bianchi svolgono anche attività privata; in particolare De Vivo, il ginecologo di fiducia che ha seguito Laura Salpietro durante la gravidanza, è titolare di un rinomato laboratorio, attrezzato con apparecchiature all'avanguardia, tra cui una macchina per le ecografie in 3D. L'altro ginecologo, Vincenzo Benedetto, smentisce però i presunti attriti col collega: "Abbiamo entrambi un'attività privata, come consentito dalla legge, e nessuno dei due ha mai interferito sui pazienti dell'altro", assicura il medico.

I Nas, inviati dalla commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale, e gli ispettori del ministero, oggi hanno acquisito le cartelle cliniche e i documenti sanitari. "I due medici - spiega il primario Granese - hanno litigato perché il collega più giovane non ha avvertito quello più anziano, facendo l'induzione al travaglio di parto. Poi uno ha spinto l'altro. Si sono comportati come due teste calde".

Dal canto loro i due sanitari si scambiano reciproche accuse. "Non ho aggredito nessuno", si difende il prof. Vincenzo Benedetto, che lancia sospetti sull'altro ginecologo riguardo le procedure adottate sulla paziente e l'uso di un gel "per la stimolazione che con la presenza di patologie può essere nocivo".

La lite sarebbe cominciata quando Benedetto, che era di guardia, avrebbe chiesto spiegazioni al collega su quello che stava facendo, avendo notato delle anomalie sulla macchina del cardio-topografo. "A quel punto lui comincia a insultarmi e mi getta una sedia contro, che sbatte sulla scrivania e cade sul pavimento - sostiene Benedetto -. Poi, prima di andare via, dà un pugno alla vetrata e si fa male". Accuse che De Vivo respinge: "Dico soltanto che io in questa vicenda sono parte lesa e sono stato aggredito. Sono tranquillo. Ho piena fiducia nella magistratura, sono convinto che la verità verrà alla luce".

Intanto, Leoluca Orlando, presidente della commissione sugli errori sanitari, annuncia che, avuti gli elementi della vicenda, riferirà in Parlamento. I medici del Policlinico però ribadiscono: "Non c'è nesso tra la lite e i problemi di salute dei pazienti"; mentre il marito della donna, Matteo Molonia, chiede giustizia: "Mia moglie - dice - stava bene prima del parto".

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-08-30

RISSA IN SALA PARTO

Messina, indagati 5 medici al Policlinico

Vengono alle mani in sala parto, inchiesta della Procura Sotto inchiesta i 2 della lite e i colleghi che hanno operato

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Il policlinico di Messina (Fotogramma)

Il policlinico di Messina (Fotogramma)

MILANO - È ufficialmente partita l'inchiesta penale sul caso di malasanità di Messina. La Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati i due ginecologi protagonisti della lite nella sala parto del Policlinico, Antonio De Vivo, medico curante della donna e assegnista universitario e Vincenzo Benedetto, ricercatore universitario e medico di turno. Gli indagati complessivamente sono cinque, e oltre ai due ginecologi, tra questi compare per una questione di responsabilità oggettiva anche il responsabile dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, il professore associato Domenico Granese. Gli altri due avvisi di garanzia, probabilmente, riguardano gli altri due medici che hanno poi operato la donna.

LE ACCUSE - Lesioni colpose ed omissione le ipotesi avanzate in questa prima fase dell'indagine dal sostituto procuratore Federica Rende che sul caso ha avviato un'inchiesta. Occupati a litigare sul tipo e sulle modalità dell'intervento, questa l'ipotesi accusatoria segnalata dalla denuncia del marito della donna, De Vivo e Benedetto avrebbero trascurato la partoriente, che proprio in quel momento andava in difficoltà respiratoria, mentre il feto segnalava un progressivo abbassamento del battito cardiaco. Il piccolo per due volte è andato in arresto cardiaco, con probabili danni cerebrali ancora da valutare. La mamma un'ora dopo il parto ha invece accusato un'emorragia e deve essere operata una seconda volta, per l'asportazione dell'utero. A quel punto, secondo quanto dichiarato dai vertici del Policlinico e confermato dal direttore del reparto, i due medici venuti alle mani erano già stati esclusi dalla sala operatoria. I carabinieri della Compagnia di Messina Sud sono tornati nel pomeriggio al Policlinico per acquisire documenti e cartelle cliniche su disposizione del magistrato. Si sta cercando di chiarire se esista un nesso tra l'episodio del litigio tra i medici e le complicazioni avute dalla donna e dal bambino dopo il parto. Intanto le condizioni della donna, Laura Salpietro e del figlio Antonio sono in via di miglioramento.

LE SANZIONI - Arrivano intanto le prime sanzioni per i medici coinvolti nel caso dell'ospedale. I vertici dell'ospedale, in una riunione con l'assessore alla Sanità della Sicilia Massimo Russo, avrebbero deciso una sospensione cautelativa per il primario di Ginecologia e ostetricia Domenico Granese. Uno dei due medici coinvolti nella lite, Vincenzo Benedetto, è già stato sospeso. Interrotto anche il rapporto di collaborazione tra il Policlinico messinese e l'altro medico protagonista della rissa: Antonio De Vivo. È stato inoltre deciso di commissariare l'Unitá operativa di ginecologia, teatro della lite. Le funzioni saranno assegnate alla direzione sanitaria. L'azienda sanitaria universitaria, infine, avvierà un'azione civile per danni di immagine subiti.

LA VERSIONE DI BENEDETTO - "Non ho aggredito nessuno, ma sono stato aggredito. Ho già consegnato un'informativa alla direzione sanitaria del Policlinico per spiegare come sono andati effettivamente i fatti". E' questa la tesi del ginecologo Vincenzo Benedetto: "Mi trovavo in veste di medico di guardia responsabile e attendevo il cambio del collega alle 8. Sono quindi sceso in sala parto per prendere le cartelle da dare poi al collega, quando in una stanza vedo due ostetriche, un infermiere e il dottor Antonio De Vivo, che stanno prestando assistenza in maniera concitata alla paziente. Noto il cardio-topografo che rivela in tempo reale il battito cardiaco e le contrazioni uterine e dal tono e dall'intensità rilevo che c'è un battito cardiaco basso. Vado dunque in sala riunioni e telefono in rianimazione, chiedendo urgentemente un anestesista per un cesareo. Di quello che sto dicendo ci sono le registrazioni. Chiamo anche il mio direttore di unità operativa, il professor Domenico Granese per avvertirlo e lui scende subito giù". Il medico, che è stato sospeso, continua la sua ricostruzione. "Tra queste due chiamate, il dottor De Vivo entra nella stanza riunioni per chiamare l'anestesista. Gli dico che già l'ho fatto e poi gli chiedo cosa abbia fatto. Per legge lui infatti mi deve mettere al corrente di quel che fa perchè io sono il medico responsabile in quel momento dal punto di vista giuridico e ne rispondo". Secondo il ginecologo a quel punto comincia la lite: "Lui comincia ad insultarmi e mi getta una sedia contro, non mi colpisce perchè la sedia sbatte contro la scrivania e cade sul pavimento. Poi prima di andare via dà un pugno alla vetrata e si fa male. Io non l'ho aggredito, nè strozzato come lui dichiara, difatti non ha segni nè manifestazioni di aggressione se non quelli che si è procurato da solo con il pugno alla vetrata". Il ginecologo prosegue la sua ricostruzione: "Uscito dalla stanza, il dottor De Vivo si butta a terra e inizia a urlare che lo volevo strangolare. Chiama i carabinieri e il padre del bambino. Poi arriva il professor Granese, lo vede e gli chiede perchè ha fatto tutte quelle chiamate e cosa è accaduto. Spiego a Granese quello che è accaduto. Nel frattempo alle 8.15-8.20 arriva l'anestesista e alle 8.40 si procede con l'intervento. I tempi tecnici sono stati rispettati, la nascita in pediatria è stata registrata alle 8.50. Si è agito con assoluta urgenza, non c'è alcuna correlazione tra la lite e quanto accaduto dopo".

LA VERSIONE DELL'ALTRO MEDICO - La risposta di Antonio De Vivo, assegnista al Policlinico di Messina, è istantanea e stringata: "Dico soltanto che io in questa vicenda sono parte lesa e sono stato aggredito. Sono tranquillo Ho piena fiducia nella magistratura - prosegue De Vivo - sono convinto che la verità verrà alla luce e sarà fatta chiarezza sulla vicenda".

Redazione online

29 agosto 2010(ultima modifica: 30 agosto 2010)

 

 

 

 

aperta un'inchiesta. la donna ha avuto un'emorragia, il piccolo due arresti cardiaci

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Il Policlinico di Messina (Ansa)

Il Policlinico di Messina (Ansa)

MILANO - Il travaglio è cominciato, la gestante è stata portata in sala parto, quando all'improvviso i medici cominciano a litigare. Scoppia una rissa: uno prende l'altro per il collo, l'altro dà un pugno contro la finestra e si ferisce a una mano. Intanto le condizioni del bambino diventano critiche: occorre un cesareo d'emergenza. Ma tutto va storto: il piccolo va due volte in arresto cardiaco, la mamma un'ora dopo il parto ha un'emorragia e deve essere operata una seconda volta, per l'asportazione dell'utero. Ha dell'incredibile l'episodio di malasanità accaduto giovedì al Policlinico di Messina. La donna, messinese di 30 anni, adesso è ricoverata in gravi condizioni e solo nella giornata di domenica i sanitari hanno sciolto la prognosi e annunciato che potrà essere dimessa nei prossimi giorni. Il piccolo Antonio, il neonato, ha invece iniziato a respirare meglio e, fanno sapere i medici, il coma farmacologico cui è stato sottoposto potrebbe essere tolto in giornata. Sui presunti danni cerebrali riportati durante il parto saranno invece effettuati esami specifici nelle prossime ore. Il marito 37enne della paziente, Matteo Molonia, ha intanto presentato una denuncia ai carabinieri, la Procura ha già aperto un'inchiesta. I due medici sono stati sospesi dal servizio.

LA RISSA - La donna è entrata in sala parto giovedì scorso, accompagnata dal marito e dal giovane ginecologo che l'aveva seguita durante la gravidanza, per dare alla luce il suo primo figlio. A innescare il litigio tra i due medici. Per la direzione dell'ospedale la scintilla sarebbe stata "un trattamento terapeutico iniziato dal medico più giovane, all'insaputa del collega più anziano". Secondo il marito della donna, a scatenare il diverbio degenerato in zuffa, sarebbe stata la proposta del medico curante che riteneva necessario un cesareo, mentre l'ospedaliera propendeva per il parto naturali. In pochi minuti è successo il finimondo. Il medico di turno in ospedale si è scagliato verbalmente contro il ginecologo della signora urlando: "Tu non sei nessuno, fino a quando ci sono io, non ti puoi permettere di operare nessuno senza il mio consenso". Dalle minacce i due sono arrivati alle mani, il medico ha preso per il collo il collega e lo ha sbattuto contro il muro. Il ginecologo ha reagito sferrando un pugno contro una vetrata che è andata in frantumi, e si è ferito alla mano sinistra. Intanto la donna attendeva di partorire, mentre altri medici ed infermieri tentavano di riportare la calma. Il tracciato cardiaco del bambino ha mostrato un preoccupante abbassamento della frequenza cardiaca, e i medici hanno deciso di effettuare il taglio cesareo per tentare di salvarlo. Al papà i medici hanno detto che era tutto a posto, che moglie e figlio stavano bene, ma un'ora dopo il parto il ginecologo di famiglia lo ha avvertito che le condizioni della moglie erano peggiorate per via di una copiosa emorragia. La donna è stata operata d'urgenza per l'asportazione dell'utero. Il neonato è stato trasferito in Terapia intensiva: entrambi sono in prognosi riservata, anche se le condizioni della donna sarebbero in miglioramento.

SOSPESI DALL'ATTIVITA' - "Siamo molto rammaricati, ho sospeso i due medici dall'attività ambulatoriale". Lo dice il prof. Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico di Messina, che però esclude un nesso tra quanto accaduto e le condizioni della paziente e del neonato. "Ho inviato - prosegue Granese - una lettera alla direzione sanitaria per comunicare la sospensione dei medici che torneranno al lavoro solo quando la direzione lo riterrà opportuno". Per Granese "quello che hanno fatto è grave, ma ci tengo a precisare che la donna è stata male non per la lite o per un eventuale ritardo negli interventi da parte dei medici". "Tutto si è svolto regolarmente - assicura il direttore del reparto di ginecologia - L'intervento dei sanitari visto le complicazioni della donna è stato tempestivo. Non c'è alcun rapporto tra la lite e le complicazioni della donna che sono sorte a prescindere da quello che è accaduto". Tuttavia sono stati sospesi: "Il loro comportamento è stato comunque inqualificabile. Come si fa a prendersi a pugni in un reparto di ospedale?". Intanto il Policlinico di Messina ha aperto un'indagine interna sul gravissimo episodio che ha coinvolto due medici in sala parto.

LE INDAGINI - Il sostituto procuratore di Messina, Francesca Rende, sta ascoltando il personale del Policlinico per ricostruire quanto accaduto nella sala parto del reparto di ginecologia e ostetricia. "Sebbene ancora non ci siano riscontri oggettivi al racconto fornito dall’uomo - fanno sapere i militari dell’Arma incaricati delle indagini - stiamo cercando di capire se effettivamente la lite tra i due sanitari sia direttamente connessa con le complicazioni e i danni subiti dalla moglie e dal bambino". "È necessario fare chiarezza al più presto. Disporrò subito una verifica per far luce sui fatti. Chiederò una relazione per capire cosa è accaduto in quella sala parto del Policlinico di Messina. Certo, se le cose sono andate davvero come sono riportate dai media i fatti sono estremamente gravi", afferma l'assessore regionale alla Sanità della Sicilia, Massimo Russo. "È assolutamente inaccettabile quanto accaduto al Policlinico di Messina. È incredibile che vengano messe a rischio vite umane per alcune azioni irresponsabili di professionisti che non svolgono il proprio dovere", afferma il vice presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla Sanità, Giovanni Burtone. "Come commissione d'inchiesta - aggiunge l'esponente del Partito democratico - abbiamo immediatamente chiesto all'assessore regionale alla Sanità e al direttore generale del Policlinico di Messina una dettagliata relazione sui fatti e su eventuali iniziative adottate o da adottare".

IL MINISTRO - "Non deve più accadere, abbiamo già attivato gli ispettori". Questo il primo commento del ministro della Salute, Ferruccio Fazio, intervisto dal Tg2 sulla vicenda della lite avvenuta in sala parto a Messina che avrebbe ritardato l'intervento e su cui è stata aperta un'inchiesta. "Questo - ha detto Fazio - è chiaramente non solo un episodio di malasanità, ma un episodio assolutamente indecoroso: non deve più succedere. Certe cose - ha aggiunto - succedono purtroppo, prevalentemente, anche se non unicamente, in regioni in cui c'è, diciamo, un lassismo della sanità. Abbiamo attivato gli ispettori, d'intesa con l'assessore Russo, che ha anche lui attivato un'inchiesta amministrativa". Riguardo ai due medici al centro della vicenda, "il problema - ha osservato Fazio - non sono queste due persone. Sono, evidentemente, anche queste due persone. Ma il problema reale è mettere in essere dei meccanismi per cui questo non succeda più e quindi dare un sistema alle Regioni che ancora non ce l'hanno e che sono, combinazione, quelle in deficit economico. La sanità cattiva, lo abbiamo detto tante volte - ha concluso - è quella che costa di più".

IL SINDACO - Il giudizio di Fazio non è però piaciuto al sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca: "Il pur deprecabile gesto dei due medici che, all'interno delle sala operatoria, hanno litigato non può autorizzare il ministro della Salute ad affermare che certe cose possono accadere solo in determinate Regioni". "Che la sanità in Sicilia non funzioni - ha aggiunto Buzzanca - è fin troppo evidente, ma spalmare la colpa su tutti significa non volere individuare i veri responsabili. Bisogna correggere gli errori che partono dalla cattiva organizzazione dell'assessorato alla Sanità siciliana che pensa solo a fare proclami piuttosto che porre in essere concreti interventi di rilancio della sanità in Sicilia". "Sono dispiaciuto - ha concluso - perchè, per colpa di qualcuno, si finisce col gettare ombre sulla qualificata opera dei tanti medici messinesi che, con spirito di servizio, abnegazione e passione, ogni giorno, nel contesto difficile nel quale operano, riescono a garantire la salute dei cittadini messinesi".

LA COMMISSIONE PARLAMENTARE MANDA I NAS - La Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale invierà i Nas al Policlinico di Messina. "Ho giá predisposto una richiesta di relazione su quanto accaduto al Policlinico di Messina, da inviare all'assessore regionale alla Sanitá della Sicilia e al direttore generale del Policlinico messinese. Serve fare luce al più presto, perchè se quello che sta emergendo è la verità ci troviamo di fronte a un caso di malaciviltà. Altro che malasanitá". A chiedere una relazione dettagliata urgente è il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari, Leoluca Orlando, dopo quanto è successo al Policlinico messinese, dove una lite tra due medici in sala parto avrebbe ritardato l'intervento sanitario con conseguenti complicazioni per una donna di 30 anni e per il bambino. "Famiglia - aggiunge Orlando - a cui va la mia solidarietà". "Intanto, in attesa che la magistratura faccia luce sui fatti - conclude il presidente della Commissione - è bene che i due medici siano stati immediatamente sospesi. Era quello che la Commissione chiedeva".

Redazione online

28 agosto 2010(ultima modifica: 29 agosto 2010)

 

 

 

 

MALASANITà A messina

"Prima della lite mia moglie stava bene"

Il padre del bimbo menomato: "Ritardi nelle cure"

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Messina, lite tra medici in sala parto: gravissimi la mamma e il bambino

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MESSINA - "I medici dicono che è avvenuto tutto per cause naturali, ma il tracciato era perfetto e prima della lite mia moglie stava bene". Chiede giustizia Matteo Molonia 37 anni, investigatore privato, marito della donna di 30 anni che da mercoledì è ricoverata al Policlinico di Messina e giovedì mattina sarebbe rimasta in attesa di partorire il suo primo figlio mentre davanti a lei due ginecologi si picchiavano in sala parto. "Adesso io voglio che venga fatta giustizia. Mia moglie ha avuto una emorragia perché i due medici hanno tardato l'intervento litigando. Successivamente le hanno dovuto asportare l'utero e ora è ricoverata in prognosi riservata. Mio figlio ha avuto due arresti cardiaci e ora è in coma farmacologico".

Matteo Molonia, il marito della puerpera (Ansa)

Matteo Molonia, il marito della puerpera (Ansa)

IL RACCONTO - "Mia moglie è stata ricoverata mercoledì, stava bene e il tracciato era perfetto. È entrata in sala parto alle 7.20 di giovedì e 10 minuti dopo i medici hanno iniziato la manipolazione. Poi i due dottori, uno il ginecologo di mia moglie e l'altro un medico dell'ospedale, sono arrivati a una colluttazione. Prima il diverbio era solo verbale poi sono arrivati alle mani". I motivi della rissa erano di ordine professionale: "La lite -spiega il marito- è scoppiata a causa di divergenze su come operare. Sembrerebbe che il medico di mia moglie volesse fare il cesareo mentre l'equipe di turno volesse optare per il parto naturale. Alle 9.10 -continua Molonia- mia moglie è uscita dalla sala operatoria e mio figlio aveva giá avuto un primo arresto cardiaco. Poi ne ha avuto un altro e così è stato sedato e messo in coma farmacologico. Mia moglie invece alle 10.30 è entrata di nuovo in sala operatoria a causa di una emorragia e le hanno asportato l'utero. Io ho subito chiamato i Carabinieri e ho presentato denuncia per lesioni aggravate".

Redazione online

28 agosto 2010

REPUBBLICA

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2010-08-30

Messina, scatta il primo licenziamento

Sospeso il responsabile di ostetricia

Prime sanzioni contro i medici del Policlinico di Messina, reparto commissariato. Revocato l'assegno di ricerca ad Antonio De Vivo, uno dei due ginecologi che hanno dato vita alla rissa. Sospesi l'altro medico coinvolto, Vincenzo Benedetto, e il responsabile del reparto Domenico Granese. Il ministro della Salute questa mattina ha fatto visita a Laura Salpietro, la donna che attendeva di partorire proprio mentre è scoppiata la rissa, e alla quale hanno asportato l'utero

Messina, scatta il primo licenziamento Sospeso il responsabile di ostetricia Il ministro Ferruccio Fazio al Policlinico di Messina

Arrivano le prime sanzioni contro i medici che giovedì hanno dato vita a una rissa al Policlinico di Messina mentre una donna stava per partorire. Il tutto, in attesa degli sviluppo dell'inchiesta penale. Nel giorno della visita del ministro della Salute, Ferruccio Fazio, la Regione 'commissaria' l'Unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia: la gestione dell'unità operativa verrà così affidata al direttore sanitario del Policlinico Manlio Magistri.

Sospeso dalla direzione del reparto di Ostetrica e ginecologia Domenico Granese per la mancanza di organizzazione, considerato che il medico Antonio De Vivo non aveva alcuna autorizzazione ad operare all'interno della sala parto. Sospeso anche dall'attività assistenziale il ginecologo di turno giovedì scorso, Vincenzo Benedetto, l'altro medico protagonista della lite nella sala parto. Revocato l'assegno al ginecologo coinvolto, l'assegnista di ricerca De Vivo (si tratta in sostanza di un licenziamento) medico di fiducia di Laura Salpietro, la donna alla quale è stato poi asportato l'utero, mentre il figlio è venuto al mondo dopo due arresti cardiaci e con danni cerebrali da accertare. I provvedimenti sono stati decisi e annunciati dall'assessore regionale alla Salute Massimo Russo, che ha anche disposto una relazione sull'attività libero professionale 'intramoenia' ed 'extramoenia' autorizzata all'interno del Policlinico per verificare l'eventuale esistenza di altre anomalie e per accendere i riflettori in modo esauriente sui rapporti tra l'attività istituzionale e quella privata.

Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha incontrato questa mattina Laura Salpietro, la donna di 30 anni che ha partorito al Policlinico di Messina durante la violenta lite fra i due, e ha chiesto scusa "alla signora e alla famiglia a nome dei medici e della Sanità per quello che è successo, e lo dico da medico", ha aggiunto. Il ministro ha sottolineato: "La mia è stata una visita di solidarietà alla signora, al piccolo Antonio e a suo marito. Ho trovato la signora bene. Ho cercato di darle parole di speranza e soprattutto ho cercato di ribadirle che le istituzioni sono vicine a lei e alla sua famiglia in questo momento".

Ma il marito della donna, Matteo Molonia, non ci sta: "E' una presa in giro all'italiana - dice - da domani si spegnerà l'informazione su questo caso e la vicenda sparirà del tutto". Tuttavia precisa che "è importante che il ministro sia qui, vuol dire che qui dentro è successo qualcosa e che il problema non è soltanto il mio". Molonia aggiunge: "Le scuse vanno sempre accettate. Il ministro Fazio ci ha chiesto scusa da uomo, da padre e da medico; anche da parte del governo. E ci ha comunicato la totale disponibilità a fare piena luce su questo fatto. Credo nell'attività degli inquirenti - ha proseguito - conosco di fama la stazione dei carabinieri di Gazzi cui i magistrati hanno delegato le indagini. Mi risulta che abbiano fatto un ottimo lavoro. Resta il fatto che la mia famiglia è ferita: mia moglie non potrà più avere figli a 30 anni e mio figlio non è ancora fuori pericolo".

Fazio ha partecipato anche a una riunione della direzione dell'azienda universitaria per valutare se la lite nella sala parto dell'ospedale tra i due ginecologi abbia determinato un ritardo nel taglio cesareo come ha denunciato il marito della donna. Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Messina. Cinque gli indagati: i due medici che hanno litigato, cioè Vincenzo Benedetto e Antonio De Vivo, il responsabile dell'unità di ostetricia Domenico Granese, l'ostetrico e l'anestesista che hanno fatto nascere il piccolo Antonio. Per tutti le ipotesi di reato sono lesioni colpose e omissioni.

Laura Salpietro non ha ancora potuto vedere il proprio figlio. "Fatemelo vedere, portateti da lui, ditemi che ce la farà. Di bambini non potrò averne altri, vero?", ha detto la puerpera a chi le stava accanto. La cognata della paziente, Cettina Molonia, ha ribadito che sono in attesa di conoscere quali siano i danni subiti dal bambino. "Ieri è stata tolta l'intubazione e respira da solo - ha spiegato - ma la situazione rimane molto critica perché non sappiamo se ci sono stati danni cerebrali. La verità sul suo stato di salute si scoprirà tra un paio d'anni".

Fazio è intervenuto anche sul numero eccessivo di parti cesarei che vengono fatti al Sud: "Non sono qui per fare nessun tipo di indagine - ha detto il ministro - Secondo me i nessi non so neanche quanto siano importanti. E questo è il primo aspetto. Il secondo aspetto è che se succede qualcosa è anche perché succede in un contesto particolare. Qua stiamo parlando di parti, la media Ocse accettabile per numero di parti cesarei è non oltre il 25 per cento. In Italia siamo al 28. Ricordo che regioni come Lombardia, Toscana, Veneto, Emilia Romagna sono sotto il 30 per cento. Ricordo che nel 2009 la Sicilia è al 52 per cento, la Campania è oltre il 60 per cento". E i parti cesarei sono più costosi di quelli naturali.

(30 agosto 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

Lite in sala parto, migliorano mamma e bimbo

Indagati quattro medici e il primario del reparto

Stanno meglio Laura Salpietro e il piccolo Antonio, nato al Policlinico di Messina dopo che i due ginecologi in sala parto hanno dato vita a una rissa. Nel pomeriggio la Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone: i due medici al centro del caso, Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto, il responsabile dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, Domenico Granese, e i due sanitari che hanno portato a termine l'intervento. Sui presunti danni cerebrali del piccolo i sanitari effettueranno specifici esami. Il primario: "Quei due medici sono molto stimati"

Lite in sala parto, migliorano mamma e bimbo Indagati quattro medici e il primario del reparto Il Policlinico di Messina

Migliorano le condizioni di salute di Laura Salpietro, 30, anni e del figlio Antonio, nato nel Policlinico di Messina durante un diverbio finito a pugni tra due medici in sala parto. Sulla vicenda indaga la Procura di Messina che ha iscritto nel registro degli indagati i due medici che hanno litigato - Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto - il responsabile dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, il professor Domenico Granese, e altri due medici dell'equipe. Il Policlinico aveva già sospeso i due protagonisti della lite. In ospedale sono arrivati anche i carabinieri del Nas.

Il bollettino medico. La donna, alla quale è stato asportato l'utero per via di una emorragia subito dopo avere partorito, è uscita dalla prognosi riservata. "Sta meglio - dice Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico - e nei prossimi giorni sarà dimessa". Migliora anche il piccolo Antonio, venuto alla luce dopo due arresti cardiaci. Sui presunti danni cerebrali i sanitari effettueranno specifici esami.

Il padre. Secondo Matteo Molonia, padre del piccolo Antonio, la moglie e il figlio avrebbero subito danni in conseguenza della lite scoppiata tra i medici in sala parto. "Del nostro ginecologo abbiamo piena fiducia. Quando si è reso conto che mia moglie stava male ha proposto di fare subito il cesareo, ma gli è stato impedito. E' stato poi allontanato in malo modo dall'altro medico. Mia moglie è stata lasciata sola in una stanza per oltre quaranta minuti, poi l'ostetrica si è accorta di ciò che stava avvenendo", ha detto l'uomo.

Il medico. "Non ho aggredito nessuno, ma sono stato aggredito". A parlare è il ginecologo Vincenzo Benedetto, uno dei due medici coinvolto nella lite. Benedetto dà la sua versione dei fatti. Del collega De Vivo dice: "Lui comincia ad insultarmi e mi getta una sedia contro, non mi colpisce perché la sedia sbatte contro la scrivania e cade sul pavimento. Poi prima di andare via dà un pugno alla vetrata e si fa male. Io non l'ho aggredito, né strozzato come lui dichiara, difatti non ha segni né manifestazioni di aggressione se non quelli che si è procurato da solo con il pugno alla vetrata".

Il primario. Racconta Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico: "Il collega più giovane non ha avvertito quello più anziano facendo l'induzione al travaglio di parto. Poi uno ha spinto l'altro e hanno litigato. Sono state comunque due teste calde, quello che è accaduto è inammissibile. Devo però dire che sono due ottimi professionisti, molto stimati da tutti. Il fatto comunque è accaduto nella pre-sala parto e non nella sala parto. Litigi ne avvengono spesso, tra i due c'era qualche ruggine, ma non doveva succedere in quel momento".

L'inchiesta. Proseguono intanto le indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesca Rende, per accertare se i due medici del Policlinico di Messina siano effettivamente responsabili di un eventuale ritardo nell'operazione che avrebbe determinato le gravi condizioni di salute della mamma e del bambino. I carabinieri hanno acquisito la cartella clinica della donna e altri documenti. Continuano gli interrogatori dei medici e del personale sanitario. Nel pomeriggio l'iscrizione nel registro degli indagati dei cinque medici da parte del sostituto procuratore Francesca Rende. Lesioni colpose e omissione le ipotesi

avanzate in questa prima fase dell'indagine.

"Saremo inflessibili e in caso di accertata responsabilità prenderemo gli opportuni provvedimenti", ha detto l'assessore regionale alla Salute, Massimo Russo. "Intanto - ha aggiunto Russo - non posso che esprimere la mia solidarietà ai familiari coinvolti in questa assurda storia".

I carabinieri del Nas sono intanto giunti a Messina su disposizione della commissione nazionale di inchiesta sul servizio sanitario nazionale. Lunedì mattina arriverà anche il ministro della Salute, Ferruccio Fazio.

(29 agosto 2010)

 

L'UNITA'

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2010-08-30

Italia e cesareo: lasciateci decidere come far nascere i nostri bambini

di Maddalena Loytutti gli articoli dell'autore

Una mattina Laura Salpietro, giovane, sana e felice, va in ospedale per partorire il suo primo figlio. Il marito l’accompagna e le tiene la mano: tra poche ore stringeranno fra le braccia il loro bambino, un bambino sano, dopo averlo atteso per nove lunghi mesi, passati ad immaginare il suo volto e a fantasticare sul suo futuro.

Succede che Laura viene ricoverata e i due medici che l’assistono – tali Vincenzo Benedetto e Antonio De Vivo - si prendono a botte in sala pre-parto. Alla donna viene asportato l’utero: non potrà più avere figli. Il bambino è ancora in gravi condizioni e soltanto fra due anni si saprà se l’ignobile colluttazione dei due operatori sanitari durante il parto ha, in un modo o nell’altro, pregiudicato la sua esistenza.

Non parliamo della vergogna di vivere in un Paese dove gli interessi e le beghe personali si sono impunemente infiltrati nel servizio pubblico a tal punto da condizionare per sempre la vita di persone innocenti. Parliamo invece del motivo della rissa: parto cesareo o parto naturale.

Laura aveva avuto una gravidanza serena. Il suo quadro clinico e i monitoraggi del feto nelle ultime settimane lasciavano supporre che avrebbe potuto dare alla luce suo figlio attraverso parto spontaneo. Non serve un manuale di medicina per sapere che il parto cesareo deve essere effettuato se persistono due precise condizioni: o perché è programmato – il medico riscontra le condizioni per effettuale il taglio, ad esempio se il feto è in posizione podalica – o perché è urgente: il più classico dei casi è il cordone ombelicale avvolto intorno al feto. In tal caso il taglio cesareo non è un’opzione ma quasi un obbligo, su cui c’è poco da discutere. In Italia invece può avvenire che soi-disant medici si prendono a botte su cesareo o naturale a prescindere dalle condizioni della mamma e del bambino. O meglio: per altri motivi che nulla hanno a che vedere rispetto alle due premesse che regolano l’applicazione di questa procedura.

Le statistiche degli ultimi anni descrivono una situazione sconcertante: in Italia i parti con taglio cesareo sono passati dall’11% del 1980 al 38% (sì, avete letto bene: trentottopercento!) del 2008, la più alta percentuale a livello europeo e forse mondiale. Negli altri Paesi si registrano valori inferiori al 30%, che si abbassano al 15% in Olanda e al 14% in Slovenia.

Il motivo per cui gli italiani si credono più intelligenti degli altri nel trovare scorciatoie persino nella gestione delle nascite non è soltanto economico. Sicuramente gli onorari che percepisce un ginecologo che effettua taglio cesareo sono più alti rispetto a chi assiste una donna in parto spontaneo. Le assicurazioni mediche, per fare un esempio, rimborsano i parti cesarei concedendo circa 2mila euro in più in caso di cesareo rispetto al parto naturale.

Ma ci sono altri elementi che fan sì che ciò che soltanto quarant’anni fa rappresentava un’eccezione, sia ormai diventata prassi: i rischi, il tempo e la comodità. Non della donna, ma del medico.

Il medico rischia meno a fare un’incisione piuttosto che ad assistere una donna anche per ventiquattro ore in sala travaglio. E poi: il parto cesareo dura mezz’ora, al massimo 45 minuti se praticato da medici più inesperti; un parto spontaneo, tra rottura delle acque, travaglio e nascita, può durare poche ore, ma anche un giorno. Infine, vogliamo mettere la comodità di fissare un parto il lunedì alle due del pomeriggio, rispetto alla noia di essere chiamati nel cuore della notte da una paziente che ha le doglie?

Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che l’abuso dei cesarei non ha migliorato gli esiti perinatali per le donne e i neonati. Al contrario: le regioni con una media più bassa di cesarei hanno una mortalità perinatale e una morbilità neonatale inferiore rispetto alle regioni a più alto tasso di cesarei. Senza contare che il parto cesareo costa e incide economicamente di più rispetto a quello spontaneo. Sarà un caso che in Italia ci sono più cesarei nelle cliniche private che negli ospedali pubblici?

Al di là delle rilevazioni ufficiali, non servono tabelle e statistiche per capire che, laddove le condizioni lo consentano, è sicuramente più "sano" per ogni donna veder nascere naturalmente il proprio bambino, ad eccezione di quelle che chiedono e vogliono il cesareo: scelta rispettabilissima proprio perché non condizionata dagli interessi personali del medico curante, bensì dalla precisa volontà della mamma.

Sempre più donne in Italia vengono convinte dai propri ginecologi, già nei primi mesi della gravidanza e indipendentemente dalle reali condizioni del feto, che il parto cesareo allontana ogni rischio ed è più "sicuro". E' in atto in Italia un vero e proprio lavaggio del cervello, programmato e a tavolino, delle gestanti. La giustificazione più diffusa che adducono i medici è che è meglio fare un cesareo programmato rispetto a un cesareo d’urgenza. "Ma perché dovrebbe capitare proprio a me di dover fare un cesareo d’urgenza?", osa obiettare qualche mamma. "Non si sa mai – è la risposta del medico – al momento dell’espulsione del feto può succedere di tutto e allora è meglio non rischiare". Naturale che una motivazione di questo genere non può non far breccia nella stragrande maggioranza delle donne, soprattutto primipare, che affrontano la gravidanza. E per le quali il medico curante non è soltanto un ginecologo ma anche uno psicologo, cui si affidano completamente nel momento più delicato e importante della loro vita.

Le osservazioni del ministro della Salute Ferruccio Fazio – che, visitando Laura Salpietro ha rilevato (era ora!) che l’Italia conta un numero esorbitante di tagli cesarei, ci induce a a chiedere al governo di fare qualcosa per interrompere il business dei cesarei. Si condannino i medici che abusano di questa pratica. Si coinvolgano e siano premiate le strutture che incoraggiano il parto spontaneo. E, soprattutto, si educhino le mamme a ragionare con la propria testa e a decidere come far nascere i loro figli, senza subire le pressioni e i condizionamenti di medici senza scrupoli e senza cuore.

30 agosto 2010

 

 

 

Messina, lite in sala parto Gravi mamma e neonato

Una lite scoppiata tra due medici in sala parto, nel Policlinico di Messina, avrebbe ritardato l'intervento sanitario con la conseguenza che la puerpera, di 30 anni, adesso è in gravi condizioni, insieme al proprio bambino che avrebbe subito due arresti cardiaci e danni cerebrali. Il marito della paziente ha presentato una denuncia ai carabinieri, la Procura ha già aperto un'inchiesta.

Secondo la denuncia, la donna doveva partorire in modo naturale, ma durante la lite tra i due medici, secondo quanto sostenuto dal marito, avrebbe avuto delle complicazioni; i sanitari a quel punto avrebbero deciso di operare con taglio cesareo, ma il bambino, durante, l'intervento ha subito arresti cardiaci. Dopo il parto la paziente ha avuto una emorragia ed è stata nuovamente operata: i medici le hanno asportato l'utero.

La donna è entrata in sala parto giovedì scorso. In base alla ricostruzione fatta ai carabinieri dal marito, i due medici-ginecologi avrebbero cominciato a litigare per gelosie professionali proprio mentre la paziente era sul lettino per il parto. Dopo uno scambio di frasi ingiuriose uno dei due avrebbe preso il collega per il collo, sbattendolo al muro. Il ginecologo avrebbe reagito dando un pugno a una vetrata, andata in frantumi, e riportando ferite alla mano. Mentre i due litigavano, la donna avrebbe avuto le complicazioni. Il bimbo è ricoverato nel reparto di terapia intensiva; entrambi sono in prognosi riservata, anche se le condizioni della donna sarebbero in miglioramento.

Il sostituto procuratore di Messina, Francesca Rende, sta ascoltando il personale del Policlinico per ricostruire quanto accaduto nella sala parto del reparto di ginecologia e ostetricia.

Il marito: "Voglio giustizia"

"È incredibile, quanto è accaduto a mia moglie e a mio figlio è gravissimo. Pensare a quei due medici che litigano in sala parto mentre mia moglie aspetta di mettere alla luce il mio bimbo, mi lascia senza parole. Adesso voglio giustizia, la magistratura faccia chiarezza, io mi impegnerò con tutte le mie forze per la verita". Parla Matteo Molonia, 37 anni originario di Genova ma trasferitosi a Messina, marito della donna, Laura Salpietro di 30 anni, in prognosi riservata assieme al figlio neonato, Antonio, nell'ospedale Policlinico di Messina. L'uomo, che di professione fa l'investigatore privato e lavora anche come consulente delle forze dell'ordine.

"Erano le 7.40 di giovedì - ricorda - Mia moglie era già in sala parto quando il suo ginecologo che l'ha seguita durante la gravidanza e un altro medico hanno cominciato a litigare. La lite è scoppiata quando il ginecologo di fiducia ha proposto il taglio cesareo e l'altro ha avuto da ridire. Qualcuno ha chiamato i carabinieri, che dopo un sopralluogo hanno lasciato il reparto". Secondo Matteo Molonia "c'è un buco che va dalle 7.40, quando è scoppiata la lite, fino alle 9 quando hanno operato mia moglie; perchè è trascorso tutto questo tempo?". "Dopo il parto cesareo - continua l'uomo - mi hanno detto che tutto era a posto, poco dopo però mi hanno chiesto l'autorizzazione per l'asportazione dell'utero di mia moglie e poi ho visto mio figlio cianotico e ho capito che era successo qualcosa di molto grave. Ho dunque telefonato ai carabinieri chiedendogli subito di intervenire, altrimenti avrei commesso un duplice omicidio". "È tutta colpa dei medici - denuncia l'uomo - Assumerò un mio perito, voglio la verita".

28 agosto 2010

 

 

 

Rissa sul cesareo, due sospensioni e un licenziamento

Due medici sospesi in via cautelativa e la risoluzione del contratto come assegnista per un terzo. Sono i provvedimenti disciplinari annunciati dall'assessore alla Sanita' della Regione siciliana, Massimo Russo, per la lite nella sala parto del policlinico di Messina. Uno dei due medici sospesi e' il direttore dell'unita' operativa di Ostetricia e Ginecologia, professore Domenico Granese, per ''omessa vigilanza''. Il medico e' sospeso dall'incarico ma non dalla professione, e continuera' a lavorare

in ospedale. E' stato invece completamente sospeso dall'attivita' uno dei due medici che sarebbe stato protagonista della rissa: Vincenzo Benedetto. L'assessore Russo ha sottolineato che la sua posizione dovra' essere valutata anche perche' ''le buone ragioni che forse ha avuto non possono essere espresse con la violenza''. Questi due provvedimenti cautelari sono stati confermati dal direttore generale del policlinico Giuseppe Pecoraro. Il terzo medico per cui sono stati adottati provvedimenti e' Antonio De Vivo che secondo l'assessore ''era un assegnista che non puo' prestare assistenza pubblica ed era quindi un abusivo''. ''Per lui - ha aggiunto Russo - il rettore mi ha annunciato che attuera' la risoluzione del contratto e sara' fuori dall'Ateneo''. L'assessore ha annunciato anche che chiedera' ''severita' e inflessivita' ai presidenti degli Ordini dei medici di Messina e Reggio Calabria''. ''Avvieremo un'azione civile - ha concluso Russo - per danni all'immagine: e' una cosa normale perche' qui qualcuno ha sbagliato e deve pagare perche' dobbiamo salvaguardare chi lavora onestamente''. L'assessore Russa ha infine annunciato che saranno eseguiti ''accertamenti sulle autorizzazione per le attivita' extra e intramoenia: non vorrei scoprire che qualche medico abbia fatto diventare privata la struttura pubblica''.

30 agosto 2010

 

 

 

Test su acido lattico per predire il tipo di parto

Un test basato sui livelli di acido lattico puo' stabilire se per una gestante e' necessario il parto cesareo. A metterlo a punto, spiega il sito della Bbc, la compagnia privata svedese Obstecare. Secondo i ricercatori l'utero produce acido lattico come tutti gli altri muscoli, che puo' essere controllato direttamente nel liquido amniotico. Quando i livelli di questa sostanza, che e' un indice della

fatica, sono troppo alti, inibiscono le contrazioni rendendo impossibile il parto per via naturale anche dopo la somministrazione dell'ossitocina, la sostanza che si usa di solito per stimolare il parto. Il test, spiegano gli ideatori, e' gia' in uso in Svezia, belgio e Norvegia, e puo' aiutare sia a evitare cesarei inutili in donne che hanno livelli abbastanza bassi da poter avere ancora contrazioni sia ad accelerare l'intervento nelle donne 'troppo stanche', evitando che diventi una procedura d'urgenza.

30 agosto 2010

 

il SOLE 24 ORE

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2010-08-30

Per la lite in sala parto licenziato un medico, sospesi il primario e l'altro medico

di Claudio TucciCronologia articolo30 agosto 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2010 alle ore 11:14.

"Sono venuto qui per incontrare la signora e la famiglia e chiedere scusa a nome dei medici e della sanità per quello che è successo". Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio è arrivato stamane poco dopo le ore 9 a Messina per verificare le condizioni della puerpera Laura Salpietro, 30 anni, che ha partorito, con taglio cesareo, mentre due medici litigavano in sala parto, e del figlio uscito dal coma farmacologico indotto dopo due arresti cardiaci.

"Sono cose che non devono accadere", ha detto Fazio, ricordando come la media Ocse accettabile di cesarei è di non oltre il 25 per cento. In Italia, ha spiegato, siamo a una media del 38% ma in regioni come Lombardia, Toscana, Veneto ed Emilia Romagna, sono sotto il 30%, mentre nel 2009 la Sicilia era al 52% e la Campania oltre al 60 per cento. "Devo dire - ha aggiunto Fazio - che in Sicilia l'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, ha emanato dei provvedimenti recenti per ridurre il fenomeno dei cesari, la cui proliferazione può essere anche dovuta a forme di non trasparenza".

Intanto, sono arrivate le prime sanzioni. Sospeso dalla direzione del reparto di Ostetricia e ginecologia Domenico Granese per la mancanza di organizzazione. Sospeso anche dall'attività assistenziale il ginecologo di turno giovedi scorso, Vincenzo Benedetto, uno dei due medici protagonisti della lite nella sala parto del Policlinico di Messina. Ed è stato revocato l'assegno all'altro ginecologo coinvolto, l'assegnista di ricerca Antonio De Vivo, medico di fiducia di Laura Salpietro. La decisione è stata annunciata dall'assessore Russo, che ha spiegato come si tratti di "sospensioni cautelative in attesa di verificare con certezza i fatti". In questa vicenda, ha detto l'assessore Russo, motivando la sospensione di Granese, "è stata registrata una gravissima carenza organizzativa. Il responsabile del reparto deve sapere quello che accade". Russo ha poi chiesto al direttore generale del Policlinico, Giuseppe Pecoraro, "un'azione civile nei confronti dei responsabili per il danno all'immagine".

A muoversi è anche la magistratura. Cinque gli indagati: i due ginecologi protagonisti della lite, Antonio De Vivo, ginecologo di fiducia della partoriente, e Vincenzo Benedetto, ginecologo di turno quella mattina, il direttore dell'unità operativa e i due chirurghi che hanno effettuato il cesareo. Lesioni personali colpose e omissioni le ipotesi avanzate in questa prima fase dell'indagine dal sostituto procuratore Federica Rende che sul caso ha avviato un'inchiesta. Sulla dinamica che ha portato in rianimazione madre e figlio non c'è certezza, ma pare che a scatenare la lite sia stato un disaccordo circa la procedura da seguire fra l'ostetrico curante e il sanitario di guardia in sala parto. Questo potrebbe aver ritardato il cesareo effettuato sulla donna. Secondo il medico di guardia al momento della vicenda a innescare la lite sarebbe stato il collega più giovane, che lo avrebbe dapprima insultato e poi scagliato contro una sedia mandando in frantumi una vetrina della sala. Il collega replica sostenendo di essere lui la parte lesa. Proprio per evitare simili "situazioni", Fazio ha annunciato l'arrivo a breve di "linee guida per vedere di associare il problema della continuità assistenziale, e quindi della presenza in qualche modo del ginecologo che ha seguito la donna anche al momento del parto, con quello delicatissimo di impedire che un medico possa utilizzare un ospedale pubblico come se fosse la sua casa di cura".

Madre e bimbo comunque migliorano. Il piccolo adesso respira spontaneamente, ma la donna ha subito l'asportazione dell'utero ad appena 30 anni e non si sa ancora se questo bambino, il suo unico figlio, abbia subito anche danni cerebrali.

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L'OSSERVATORE ROMANO

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2010-07-18

IL MATTINO

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La GAZZETTA dello SPORT

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LA STAMPA

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SORRISI e CANZONI

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